sabato 26 febbraio 2011

Giovedì cinese

Mi ha telefonato 盈盈 Ying Ying, la mia insegnante con cui ormai è nata una bella amicizia. Gli ultimi eventi hanno diviso le nostre strade. La madre-badessa-aguzzina, direttrice della scuola, ha deciso di cambiarmi l'insegnante e 盈盈 ha giustamente cambiato lavoro. Così ora seguo le lezioni di 张 Zhang laoshi, ma vedo 盈盈 fuori dall’orario di lezione. Giovedì ci siamo regalate un bel pranzetto al tailandese e una passeggiata nei pressi di Guomao. Morale della favola? Il cervello fuso per aver parlato in cinese per cinque ore di seguito. Cosa ci siamo dette? Ho scoperto un sacco di fatti curiosi, e se vogliamo un po’ inquietanti, sulla vita cinese e le abitudini consolidate. Come ad esempio l’attitudine dei genitori cinesi ad essere un tantino ingerenti nella vita dei figli, fino ad arrivare a organizzare incontri combinati per procacciare un buon partito e garantire la prosecuzione della stirpe. Il genitore poi, spesso la madre di lui, partecipa all’incontro dei due piccioncini e governa la situazione, incoraggia alla chiacchiera, spera che tutto vada a buon fine così, buon per lei, non sarà più costretta a lavare i calzini sporchi del figlio perché ci penserà l’amabile nuora! Mia nonna, nella Sicilia degli anni 40 era costretta a vedere il futuro marito in presenza della madre e non poteva sedere sullo stesso divano o avere alcun tipo di contatto, ma stiamo palando di anni luce fa (con tutto rispetto per la nonna ormai bisnonna!). Che nella Cina di oggi, dall’economia galoppante e dal futuro radioso, si abbiano episodi del genere, fa un po’ sorridere… L’accanimento ad accasare l’erede, esercitando una disastrosa pressione psicologica soprattutto sulle figlie femmine, si ha quando la ragazza è in prossimità dei 30, la fatidica età limite dopo la quale si diventa rottami sociali. Varcata la soglia dei 30, la figlia si trasforma in una brutta zitella senza più speranza alcuna di incontrare l’anima gemella o di mettere su famiglia. Pensare che in Italia oggi diventare mamma a 40 anni è quasi la norma! Ma a proposito di mamme e figli, la mia amica 盈盈 è diventata zia di un bel bambino, nato circa un mesetto fa. Alla domanda: come si chiama il pupo? La risposta è stata: ancora non ha un nome! Non ha un nome??? Una cosa parecchio bizzarra, impensabile in Italia eppure possibile qui in Cina. Se non si ha fretta si può aspettare a dare un nome al figlio, tanto più che il bebè non sarebbe in grado di capire o rispondere se chiamato dalla mamma! E poi, diciamocelo, non c’è l’imbarazzo del Battesimo con la scomodità della scelta "frettolosa" di un nome... Mi chiedo se l’Innominato rimarrà figlio unico. Come tutti sanno in Cina la legge vieta la procreazione di secondogeniti, a meno che non si abbia un parto gemellare, nel qual caso, grazie a Dio, è concessa la seconda bocca da sfamare. Ci sono però vie oscure, non si è capito fino a che punto legali, per avere altri figli. Ma, come tutte le cose belle, anche un secondo figlio ha il suo prezzo. Ho saputo che trent'anni fa il pizzo da pagare era di 5.000 yuan, a suo tempo una sommetta discreta per una famiglia non abbiente. Non ho ancora scoperto la cifra attuale, ma mi chiedo come i cinesi che non possono permettersi il secondo figlio non abbiano ancora scatenato una guerra civile… Immagino che non lo faranno mai, abituati come sono ad ubbidire senza chiedere. Del resto mi devo arrendere di fronte all’evidenza: i punti di vista occidentale e cinese sono talvolta inconciliabili. Proprio ieri discutevo con la mia nuova insegnante 张 laoshi della legge sul figlio unico dicendole che è evidente che i cinesi non abbiano libertà. Lei mi guarda con occhi tanto sgranati da non essere più a mandorla e mi risponde che i cinesi sono liberi, liberissimi, ma non hanno scelta. Appunto, dico io, non sono liberi di scegliere. Continuiamo a non essere sulla stessa lunghezza d’onda: per lei libertà equivale a non essere in prigione, per me libertà è ben altro. Forse non ci capiamo per un problema di lingua, ma ho il sospetto che la ragione dell’incomprensione sia altrove.

martedì 22 febbraio 2011

Chi fa da sé fa per tre


Oggi ho rispolverato la bici. Nel senso letterale del termine visto che era coperta da un dito di polveri sottili. Poi ho constatato che il mio mezzo su due ruote era afflitto da qualche acciacco, gomme a terra, catena molla, fastidioso clangk–clangk metallico ad ogni pedalata. Insomma serviva il pronto intervento dell’omino che ripara le bici per strada. Arrivata dall’omino, il cui baracchino super accessoriato fa una certa invidia, gli dico 我需要打气自行车的轮胎,还需要油。Bene, per gonfiare le gomme non c’è problema: quella è la pompa e quelle sono le gomme sgonfie della tua bici. Per l’olio devi aspettare che torni l’omino capo che è andato a mangiare. Ci siamo capiti, non mi resta che rimboccarmi le maniche. Il mio sforzo è nullo, se paragonato al tizio che da tre quarti d’ora armeggia sulla propria bicicletta cercando di venirne a capo. Non so quale sia il suo problema, ma la bicicletta non ha un buon aspetto e lui infierisce sulla catena a martellate! Nel frattempo arrivano due signorine con una scatola contenente un paio di scarpe, armeggiano un po’ con una pinza per poi andar via con un xiexie! Il baracchino dell’aggiusta-bici è un po’ come la cantina di casa propria, si va là, si cerca l’attrezzo, si fa il lavoretto e poi si va via soddisfatti. Quando spunta l’omino capo, posso finalmente rinvigorire la mia catena un po’ incriccata, ma spero nel profondo che anche lui non impugni il martello. Invece tutto fila liscio, come l’olio, appunto. Però, a differenza dei cinesi, esperti (?) nel fai da te ciclistico, io ho chiesto l’intervento del tecnico per cui mi tocca pagare la rispettabile cifra di 5 kuai (circa 50 centesimi di euro). Ora la mia bici è come nuova, non mi resta che avventurarmi nella giungla d’asfalto. Vado a prendere Alice a scuola, sarà felicissima.

lunedì 21 febbraio 2011

Mali estremi, estremi rimedi


Il genio incompreso dei cinesi, menti illuminate che anni di privazioni e stenti hanno affinato, non finisce mai di stupirmi. Non si smette di imparare dalla saggezza popolare che trova nella strada il suo teatro d’avanguardia. Oggi me ne andavo bel bella per la mia via quando mi imbatto in una scena deliziosa. Tre cinesi, uno sembra il capo, gli altri due i galoppini, discutono animatamente. Si intuisce all’istante che stanno elaborando soluzioni circa la movimentazione e il trasporto di n°1 poltrona e n°1 divano tre posti, che campeggiano bellamente sul marciapiede. Fin qui nulla di strano, a parte il metafisico salotto di strada cui manca solo il tappeto persiano, una credenza e un paio di lampade da lettura. La situazione però prende una strana piega quando le tre menti congiunte partoriscono L’Idea. Uno dei galoppini, senza colpo ferire, imbraccia una bicicletta e si avvicina minaccioso al salotto improvvisato. Non farà quello che sto pensando?! E invece lo fa. Con l’aiuto del compare agguanta la poltrona e la piazza sul portapacchi della bici (sì, avete capito bene, ho detto portapacchi) nella vana speranza che:
a) la superficie di contatto poltrona-bici sia sufficiente al trasporto
b) l’equilibrio delle forze sia mantenuto per un tempo misurabile
c) il peso della poltrona non abbia conseguenze nefaste sul mezzo
Poiché le suddette condizioni sono ben lungi dall’essere rispettate, la poltrona torna sul marciapiede e la bici finisce miseramente a terra. Risultato insoddisfacente per i tre che riprendono a confabulare. Accortisi che una lǎowài (cioè io) li sta fotografando con malcelata avidità, infondono maggior entusiasmo nell’impresa e raggiungono il compromesso finale: poltrona in bilico sul sellino. Quando si dice “’sto sellino pare una poltrona!” Li ho lasciati così, al loro intrigante trasloco, ma il punto è: cosa ne è stato dell’immenso divano?
Poco dopo, un’altro episodio illuminante si è presentato sui miei passi. Una donna, un motorino, un bambino sui 18 mesi. Come mantenere coesi i tre elementi durante la marcia del mezzo? Ci ha pensato la mamma previdente, legando il bambino coi cavi elastici del portapacchi da auto! Anche questa è Cina.

domenica 20 febbraio 2011

Lots of fun!


Vi piace il nostro poster delle vacanze a Boracay?

giovedì 17 febbraio 2011

SOS




Aiuto! Ci stanno bombardando di fuochi d'artificio. Oggi è il 元宵节, la Festa delle lanterne, anche se di lanterne non ne vedo manco una! E' l'ultimo giorno del 春节, lo Spring Festival e i cinesi festeggiano mangiando dolcetti di riso a forma di palla, ma mi sembra che se la spassino di più a sparare bombe atomiche contro gli spiriti cattivi che, a mio avviso, se la sono data a gambe da un pezzo. E' un susseguirsi di botti assordanti, incessanti e se vogliamo anche un tantino fastidiosi. Il rumore è incredibile, sembrano cannoni e mitragliatrici. Alice teme che il palazzo prenda fuoco. Magari resto sveglia a controllare...

My perfect birthday in Boracay!


Equilibrismi


Treccine


Boracay Island








martedì 15 febbraio 2011

I cinesi in vacanza

Tornati alla vecchia vita ed entrati nell’Anno del Coniglio. Ci siamo lasciati alle spalle l’anno del Babbo Natale, come ci fa notare Alice che ha un’idea un tantino confusa dell’oroscopo cinese. Difficile riprendere le vecchie abitudini e i maglioni di lana dopo due settimane di panciolle in costume da bagno. Il gelo pechinese ci ha atterrito, ma l’inossidabile bambina è passata dai pupazzi di sabbia ai pupazzi di neve con pari entusiasmo. Le giornate a Boracay sono trascorse all’insegna dell’ozio, come mai abbiamo fatto durante le nostre scorribande per l’Asia. Le nostre attività ludiche hanno pigramente contemplato bagni in mare, scorpacciate di succhi di mango, castelli, delfini, torte e uomini di sabbia, veleggiate in catamarano… Naturalmente anche in questa vacanza mi sono guadagnata il titolo di “mamma fotografica” con i miei 800 scatti. Boracay sotto il sole è decisamente fotogenica! Ci sono altri aspetti in cui è invece piuttosto carente. Per esempio la quiete, il silenzio, il buon cibo e la buona musica non appartengono a quest’isola, purtroppo. Boracay è ormai divorata dal turismo di massa, trasformata in una Rimini tropicale. Ma le occasioni per fare buoni incontri non mancano. Alice, sfoggiando una testa di treccine da far invidia a Bob Marley, ha conosciuto amici filippini, taiwanesi, australiani, americani, coreani e tedeschi. Tutti ovviamente figli di expat in Cina e fuggiti come noi dai festeggiamenti del capodanno cinese. Una fuga poco riuscita visto che i cinesi sono sbarcati a vagonate anche a Boracay, facendoci sentire drammaticamente a casa. I cinesi in vacanza regalano momenti di indimenticabile buon umore. Sarà l’aria di mare, la spensieratezza, l’ebbrezza del viaggio, il sentirsi lontani dall’occhio vigile del grande fratello, la ragione mi è oscura ma il loro comportamento oscilla pericolosamente tra il fanciullesco e il demenziale. Intanto, visitando Boracay, non è difficile inciampare in tumuli di cinesi insabbiati fino al collo. Terapia suggerita dalla medicina tradizionale cinese? Non saprei, ma resta il fatto che, anche sotterrato, il cinese riesce a dormire il sonno del giusto. Le ragazze ventenni prediligono invece la foto ricordo bizzarra. Yi, er, san, click! Ed ecco le ginniche cinesine impegnate in mirabolanti salti sul bagnasciuga, balzi che vengono prontamente catturati dal fotografo. Ma siccome il sincronismo tra il salto e lo scatto non sempre risulta perfetto, la prestazione acrobatica può andare avanti per ore. Se non sono impegnati a insabbiarsi o a saltare, i cinesi si raggruppano in foltissimi sciami e camminano sulla riva al seguito di una signorina che, con tanto di megafono alla mano, illustra le bellezze del luogo: …e alla vostra sinistra…il mare! e alla vostra destra… la spiaggia! I cinesi amano il bagno di mare ma hanno un totale ripudio per la luce del sole e per l’orribile, antiestetica e volgarissima abbronzatura. Le creme sbiancanti in vendita al Carrefour vanno a ruba! L’ostinato desiderio di mantenere la pelle bianca come una perla (o come un cadavere) spiega il bislacco abbigliamento di una cinesina che si accingeva, suo malgrado, ad entrare in acqua indossando: costume intero con gonnellino, occhiali da sole, maglia maniche lunghe con cappuccio a coprire un cappellino con enorme visiera. La sciagurata aveva dimenticato la calzamaglia e i guanti... Oggi nel parchetto sotto casa ho rivisto un barboncino bianco col cappotto e quattro scarpe rosa. Indubbiamente sono di nuovo in Cina.

domenica 13 febbraio 2011

Dai tropici alla siberia


Boracay 28°C

Pechino -16°C

giovedì 27 gennaio 2011

春节快乐!


Sapete una cosa? Tutto ‘sto parlare di scuola m’ha stancata, ho bisogno di una vacanza. Tutti i cinesi stanno per mettersi in viaggio per il capodanno cinese, si prevede una vera e proprio ordalia. L’altro giorno la coda fuori dall’agenzia che vende i biglietti del treno era, senza metafore, chilometrica! Oltretutto cominciano i primi fuochi d’artificio. Meglio svignarsela, da domani ci troverete qui.
Buon anno del 兔子a tutti!

mercoledì 26 gennaio 2011

Dalle stelle alle stalle?

Essendo obiettivamente un po’ prestino per pensare all’università stiamo limitando il nostro raggio di azione alla scuola elementare, o meglio al key stage 1 year 1 della scuola inglese. Abbiamo scartato con certa noncuranza la scuola pubblica italiana, la scuola privata in quanto non ci interessa, e siamo sul punto di scartare anche la scuola bilingue. Non siamo fatti per le mezze misure, così stiamo considerando la scuola internazionale. Trascurando il fatto che per pagare la retta sarà necessario vendere organi vitali al mercato nero, pare che la scelta della scuola inglese abbia non pochi vantaggi, non solo dal punto di vista meramente linguistico, ma anche da quello del metodo educativo britannico (non americano) che sembra essere tra i migliori in questo periodo storico. Il dibattito è accesissimo e ha coinvolto molte persone di un certo acume incontrate sul web in un bellissimo sito chiamato Bilingue per Gioco. Qui abbiamo trovato una panoramica sulle scuole internazionali a Milano e ne è nato un confronto costruttivo con l’esperienza scolastica che viviamo oggi a Pechino. Naturalmente non abbiamo ancora una risposta. Parenti e amici continuano incessantemente a metterci in guardia dalle brutture dell’Italia di oggi, ma ripeto non dipende solo da noi. Faremo del nostro meglio comunque, come il diavolo rifugge l’acqua santa!

martedì 25 gennaio 2011

English girl


La scelta di un rientro, o meglio la decisione di un rientro definitivo (visto che non possiamo scegliere un bel niente) dipende solo ed esclusivamente dalla scuola di Alice. Ho come l’impressione che il nostro animo zingaro, la voglia di errare per il mondo, le nostre velleità di turisti per caso non possano avere la meglio sull’istruzione della piccolina. Che problema c’è? Alice sta per compiere 5 anni, ha ancora un bell’anno intero di scuola materna davanti, prima di cominciare le fatidiche elementari! Eh no, questo è valido per il sistema scolastico italiano, ma non per quello inglese dove la scuola elementare comincia all’età di 5 anni. Embè? Alice mica è inglese, giusto? Non ne sono poi tanto sicura visto che ultimamente quando gioca con le bambole parla loro in inglese, le redarguisce in inglese, le consola in inglese… Insomma, quando è sola con se stessa chiacchiera e canticchia in inglese. Tutto ciò ha conseguenze nefaste sulla lingua italiana, maltrattata dalla nostra erede con frasi che sembrano tradotte dall’inglese, del tipo Sto aspettando per te! = I’m waiting for you! Ma che possiamo farci? Parla in inglese (o in cinese) per quasi tutto il giorno, quindi ormai pensa in inglese e a volte persino sogna e parla nel sonno in inglese! A questo punto ci viene un dubbio: in un solo anno di tempo Alice ha imparato a comunicare fluentemente in inglese e cinese. Ha fatto fatica, sì certo, ha passato anche un paio di mesetti a mangiarsi le unghie perchè sfido chiunque ad essere sbattuto in una classe in cui nessuno parli l’italiano. Deve essere stato molto frustrante per una bambina comunicativa come lei. E oggi? Oggi la vediamo felice, padrona di sé, insomma serena. Quindi ci chiediamo: possiamo con una mano dare e con l’altra togliere? E’ lecito, una volta tornati in Italia, spazzare via con un colpo di spugna tutti i risultati da lei raggiunti con così tanto impegno? Buttare l’inglese nel dimenticatoio? E il cinese? Va da sé che l’argomento è tosto e degno di non poca attenzione. Per questo motivo sono settimane che ci arrovelliamo sul trovare la soluzione migliore, o la meno peggio. La scuola pubblica italiana attraversa un periodo che non definirei felice. Io sono cresciuta con la scuola pubblica e con la maestra Tina, non ho mai dubitato della qualità della scuola, l’ho sempre data per scontata come penso abbiano fatto tutti quelli come me born in the 70’s. Ma già da tempo leggo notizie che mi lasciano interdetta, tagli ai finanziamenti alla scuola, precarietà degli insegnanti, povertà di materiale didattico, carenza nella sicurezza delle strutture. Per non parlare dell’aspetto che mi punge sul vivo (leggi qui e qui): l’insegnamento della lingua inglese affidato a insegnanti improvvisati, costretti loro malgrado, a seguire corsi di formazione in buona parte on-line! Di sicuro non vorrei essere nelle vesti imbarazzanti di questi poveri insegnanti che si ritrovano in classe non solo a masticare un inglese improbabile, ma a doverlo persino insegnare. Un inglese in stile A wana gana che farà dei nostri figli lo zimbello dell’Europa! Tuttavia, mentre io piango al funerale della scuola pubblica, sorprendo Maurizio tutto concentrato a navigare su internet. Do un’occhiata fugace al monitor del suo pc e cosa vedo? Il lungimirante papà sta spulciando nientemeno il sito della Harvard University! Quando si dice guardare le cose in prospettiva, eh?

domenica 23 gennaio 2011

Del doman non v’è certezza

Come molti di voi ormai sapranno, la nostra permanenza sul suolo cinese è prolungata fino all’estate 2011. Dico vagamente estate perché in tutta sincerità ancora adesso non sappiamo la data esatta della fine del contratto. Con la solita “serietà” tipica di un’azienda italiana, con un anticipo di qualche giorno sulle nostre scadenze (pagamento della retta dell’asilo, pagamento dell’affitto di casa…), tra il serio e il faceto ci è stato detto “Ehi, non è che, per caso, vi va di rimanere fino a giugno, luglio, agosto… o giù di lì?” Per carità, noi non avevamo altro desiderio che quello di consentire ad Alice di terminare a Pechino l’anno scolastico ma, ne convenite, è quel simpatico “o giù di lì” che è proprio difficile da digerire! Ogni santa volta, allo scadere del contratto, qualcuno in Italia si ricorda vagamente che… oh sì c’è quello là in Cina, ma sì quello coi capelli neri che si è portato la moglie e addirittura la figlia piccola, incosciente!… che ne facciamo più di lui?? Poi, tra una riunione, un caffè alla macchinetta e una pausa pranzo da McDonald’s a qualcuno viene in mente improvvisamente che aveva qualcosa da fare, ma non ricorda esattamente cosa. C’era una faccenda in sospeso, qualcuno mi ha chiesto qualcosa ma ora proprio non mi viene in mente… Passano i giorni e noi qui a fremere per avere una risposta, col fiato sul collo del padrone di casa che minaccia di metterci in mezzo a una strada. Poi finalmente l’illuminazione (o per meglio dire la pietà) spinge qualcuno in Italia a occuparsi del nostro “caso umano” e ci arrivano esortazioni di incoraggiamento quali: per stavolta l’avete sfangata, disfate pure la valigia, il rientro in Italia è posticipato a data da destinarsi! In conclusione sono due anni che la nostra vita va avanti a singhiozzo, senza visibilità sul futuro: oggi siamo qui, domani chi lo sa? Non mi fraintendete, io amo la vita pechinese, e se devo essere sincera vorrei rimanere qui per un altro paio d’anni ma vorrei saperlo in anticipo, vorrei poter organizzare la mia vita, fare delle scelte libere. Noi maniaci, un po’ malati dell’organizzazione e della pianificazione, ci sentiamo un po’ vittime di questo stile di vita improvvisato. Così in questi giorni ci arrovelliamo su quale sia la piega migliore da dare al nostro futuro, a partire dall’autunno 2011. Vale la pena continuare a vivere alla giornata? Vogliamo continuare ad avere risposte approssimative dell’ultimo minuto su quel che sarà il nostro futuro? Oppure è arrivato il momento di raccogliere il nostro meraviglioso bagaglio di esperienze accumulato in più di due anni e con esso far ritorno in madre patria? Beh, spero solo che la mia vita milanese possa essere diversa da quella che ho lasciato. E sono sicura che sarà così, altrimenti c’è sempre tempo per rifare le valigie…

mercoledì 19 gennaio 2011

Viaggiate leggeri, eh?

Non c’è soluzione, la Cina esercita un fascino pericoloso. Persino il più avaro dei genovesi, il più taccagno degli individui, il più verace dei Paperoni qui si trasforma, suo malgrado, nel più incosciente spendaccione, nel più disinvolto dissipatore di fortune, nel più incattivito amante dello shopping. Saranno i prezzi bassi, sarà il sapore orientale della merce, sarà il fascino della contrattazione… tant’è da qui non si va via senza un bagaglio ben nutrito di chincaglierie di ogni sorta. Ho visto tutti cadere nella trappola, uno dopo l’altro, parenti, amici, colleghi, nessuno escluso, tutti hanno dovuto fare i conti con l’imbarazzante eccesso di bagaglio nel viaggio di rientro in Italia. Persino noi, circa un anno fa, all’arrivo a Milano dopo otto mesi a Pechino, siamo stati apostrofati dal tassista meneghino con un bel viaggiate leggeri, eh?. Già tremo all’idea del prossimo “trasloco intercontinentale” che ci aspetterà al momento del nostro rientro definitivo. C’è un’intera casa da spostare tra Pechino e Milano, e tutti i nodi, si sa, prima o poi vengono al pettine. Tuttavia la questione regala perle di saggezza, lezioni di vita, episodi di ilarità senza pari, come quello capitato a ValenCina e Fabrizio al check-in per il volo di ritorno in Italia. Cito testuali parole: …praticamente abbiamo buttato via tutto! Vestiti scarpe… e in mezzo anche il mio quaderno di cinese, è la cosa che mi è dispiaciuta di più. Abbiamo indossato mille vestiti e non esagero… tre felpe, maglioni, avevo su anche il pigiama che mi hai regalato tu!! [in ciniglia spessa 3cm.-N.d.a.] Fabrizio è addirittura entrato in aereo con il caschetto della bici in testa…
L’immagine dell’Italia nel mondo? Fate vobis…

lunedì 17 gennaio 2011

La pagella del secondo anno

English class
Alice parla regolarmente in inglese in classe. Comunica piuttosto fluentemente con le sue insegnanti e i suoi compagni. E’ molto entusiasta di imparare nuovi vocaboli e pone costantemente domande che la aiutano a chiarire contenuti e significati. In questo semestre ha imparato a scrivere le lettere e i numeri, ed ha anche ripassato l’alfabeto e la fonetica delle lettere. Ultimamente abbiamo cominciato a lavorare sui fonemi di tre lettere e Alice fa progressi piuttosto velocemente. Andremo avanti a lavorare su ciò finchè non sarà in grado di leggere in autonomia brevi parole.
Chinese class
Alice è molto interessata in ciascun aspetto della lezione cinese e partecipa attivamente ai giochi e alle attività. Le piace chiedere spiegazioni circa i caratteri cinesi che non conosce, durante le lezioni di Zibaobao. Ha una corretta postura nella scrittura. E’ in grado di tracciare e verbalizzare con sicurezza i numeri da 1 a 10.
Virtues class
Stimiamo Alice per aver mostrato le virtù della gentilezza, cortesia, altruismo, responsabilità e gioia. Ha mostrato queste virtù quando ha gentilmente riposto un libro, quando ha chiesto il permesso di usare gli acquerelli, quando ha aiutato Jiayu ad abbottonarsi il cappotto, quando ha mangiato tutte le verdure, quando ha svolto il suo lavoro canticchiando.
Commenti generali
Abbiamo osservato che ora Alice si rivolge in modo molto più amichevole agli altri bambini. Ne siamo felici e lei ora ha molti più amici. Alice promuove le regole base della nostra classe. Ricorda agli altri bambini di seguire queste regole. L’intenzione è meravigliosa, però qualche volta si avvilisce perché gli altri bambini non la ascoltano. Il modo in cui ricorda le regole infastidisce gli altri bambini perché a lei piace prendere decisioni al loro posto. Noi insegnanti stiamo lavorando su questo aspetto facendo del nostro meglio per rispettare il suo diritto di fare delle scelte. Vorremmo invitare voi genitori a darle l’opportunità di trovare soluzioni in autonomia ai problemi, al fine di imparare come guadagnare il rispetto degli altri partendo dal rispetto verso gli altri.

E’ appassionata di matematica. Sa contare da 1 a 100 e sta facendo pratica nella scrittura di questi. Sta imparando le addizioni e il sistema decimale e sta costruendo le basi per una comprensione oggettiva della matematica che la preparerà ad eseguire le 4 operazione nel prossimo semestre.

Ha buona padronanza dell’inglese e del cinese. Ripete canzoni e poesie ogni giorno. Sa astrarre dicendo in autonomia frasi come: “Mommy is not here, daddy is not here, but I’m here”. Ultimamente si diverte a fare giochi di ruolo con altri bambini nell’angolo biblioteca. Legge loro libri e invita ognuno a intervenire, imitando esattamente ciò che fanno le maestre.

E’sempre attiva e calorosa. Siamo felici di averla in classe perché ci porta energia. Dimentica velocemente gli inconvenienti restando molto gioiosa durante tutta la giornata.

domenica 16 gennaio 2011

Aiutami a farlo da solo

Oggi voglio raccontare la mia interessante esperienza dell’observation class, utilissima al fine di conoscere e vedere coi propri occhi quali siano le attività e le lezioni svolte nel corso di un’intera giornata scolastica. Intanto si è ancora una volta riconfermata la mia equivalenza metodo Montessori = pace e tranquillità. Durante le attività montessoriane in aula non si sente volare una mosca, e non sono certo le maestre a imporre il silenzio, tutt’altro! Ciascun bambino è impegnato in un work, è così concentrato nel proprio lavoro che non ha tempo per alzare la voce, correre in giro, annoiarsi o disturbare gli altri. Se si presta un po’ di attenzione si possono sentire le rotelline di questi piccoli cervelli in evoluzione girare vorticosamente. Una mamma tempo fa mi disse perplessa che trovava questo silenzio un po’ triste e anche un po’ sinistro… I bambini si sa, giocano, corrono, urlano e schiamazzano. Ergo sono felici. Magari se le danno di santa ragione ma si dice che sono felici. Beh, vi assicuro che vedere un bambino concentrato nel fare un puzzle, un acquerello, una costruzione di legno, una torre di blocchi, un travaso di farina… evoca tutt’altro che l’immagine della tristezza! Queste attività sono individuali o svolte in piccoli gruppi di due o tre, ma la cosa incredibile è che ciascun bambino sceglie liberamente su cosa lavorare e, terminato il lavoro, ripone il materiale usato al suo posto. Se solo Alice facesse lo stesso a casa! Forse la mia comunicazione non è efficace quanto quella di aunty Dong Dong la cui lezione sulla pazienza, svolta in cinese per un gruppetto , è molto interessante e utile anche per me! Anche aunty Christa svolge la sua lezione di inglese con le cards e gli esercizi di fonetica. Sono sempre lezioncine 1:1 o al massimo rivolte a soli due bambini, quindi molto mirate all’incremento della conoscenza della lingua. Quando poi la fame si fa sentire e arriva l’ora del pranzo, aunty Christa suona il gong e per incanto tutti le prestano attenzione. Ora mi chiedo, come diavolo fa? Io se anche suonassi le trombe del Giudizio non potrei mai richiamare l’attenzione di Alice, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire… A questo punto i bambini si precipitano sul tappeto per il circle time, il momento per stare insieme, cantare canzoni, raccogliere le idee e intervistare gli ospiti, nel caso specifico la sottoscritta. Poi si fa pipì, si lavano le manine e si apparecchia la tavola. Ogni bambino ha il suo compito, chi mette le tovagliette, chi le posate, chi i bicchieri… e c’è persino chi si batte per avere il diritto di passare il mocio a terra a fine pasto! Naturalmente ciascun bambino riceve la sua porzione di cibo, ma se ha ancora appetito può servirsi da solo in cucina. E per ogni bicchiere d’acqua bevuto va messo un segnalino sull’apposita tabella: vediamo chi raggiunge per primo gli 8 bicchieri? Una gara salutista, non credete? Dopo pranzo tutti in cortile a giocare, non prima però di aver lavato il proprio piatto. Fuori la temperatura è polare ma è il momento di correre e sfogarsi, quindi non si ha il tempo di sentire freddo. La classe di Alice ha un giardino pensile al piano, di pertinenza esclusiva. Non lo chiamerei giardino, visto che ha solo un po’ d’erba, peraltro piuttosto secca, ma è comunque uno spazio carino. Al piano terra poi c’è la playground con l’orto e gli animali da fattoria, ma non ho controllato se la capra sia ancora viva (sopra o sotto la panca). A pensarci bene anche in classe si tengono animali, ma mentre Alice è in compagnia di banalissimi pesci rossi, nella classe di Amber c’è addirittura un bel serpentello domestico! Dopo il pranzo si studia matematica in cinese con aunty Angie! La lezione più sbalorditiva a cui abbia assistito. Non avrei mai creduto che bambini tra i 3 e i 4 anni fossero in grado di svolgere addizioni giocando con la frutta e con il concetto degli insiemi… Vedere i bambini alzare la mano impazienti di andare alla lavagna a scrivere le operazioni mi ha fatto sorridere; pensare che ai miei tempi si aborriva la matematica quanto la peste nera…
Non c’è dubbio, il metodo Montessori funziona, anche per quanto riguarda la scelta di avere bambini di età diversificate in una stessa classe. Alice infatti è diventata una piccola donnina che adora avere un ruolo protettivo nei confronti dei più piccoli! Le maestre hanno girato un video spassosissimo in cui si vede Alice consolare Jared che, preso da un momento di sconforto, non ne vuole sapere di mangiare la sua frutta. Allora lei lo imbocca con la forchetta, pulendogli la bocca con un tovagliolo, proprio come farebbe una brava mammina. E lui si calma e acconsente di buon grado a queste coccole.
In conclusione che dire? Penso già con nostalgia a questa scuola che presto o tardi lasceremo per tornare in Italia. Del resto, non si sa mai cosa riserva il futuro…

Fare le ore piccole

Sono risorta dalle lenzuola dopo una settimana tragica in cui una febbre da cavallo e un raffreddore epocale mi hanno ridotta uno straccetto. Febbricitante e malconcia ho dovuto rinunciare a un playdate a casa di Jared, che peccato! Ma Alice non se l’è lasciato sfuggire e così venerdì sera io e Mauri abbiamo cenato soli soletti, con lo sguardo un po’ ansioso rivolto all’orologio in attesa che aunty Amanda, la dolcissima mamma di Jared, riaccompagnasse a casa la nostra piccolina. Ma si sa, il traffico a Pechino il venerdì sera è sempre micidiale… Insomma, Alice non ha ancora 5 anni e già torna a casa tardi la sera! Ah, le nuove generazioni… Così, con un’ora di ritardo è rientrata alle 9:00, ma per stavolta le abbiamo risparmiato la lavata di capo! Neppure a dirlo, si è divertita un mondo a casa di Jared. Qui faccio una parentesi. La passione stravagante di Alice degli ultimi tempi è quella di saltare su tutti i letti che si trovano nei paraggi, compresi quelli dell’Ikea, dove non vede l’ora di arrivare al reparto notte per “collaudare” adeguatamente i materassi sotto gli occhi divertiti di tutti i cinesi, clienti e commessi che, glielo si legge in faccia, la invidiano da morire. Consapevole della sua recente mania, l’unica mia raccomandazione è stata: a casa di Jared non saltare sui letti! Ma non avendo specificato su quali letti, la monella si è sentita legittimata a rimbalzare ripetutamente sul letto a castello. O per meglio dire, a rimbalzare tra due superfici orizzontali, il materasso e il soffitto! Fortunatamente è ritornata a casa senza una commozione cerebrale e con la pancia piena di pizza. Meglio di così...

Foto di gruppo


Jared, Alice, Maya, Megan, Amber...e Jennifer dove si è cacciata?

sabato 8 gennaio 2011

Chi trova un amico…


Ed eccoci qua, con la calza della Befana ancora piena di dolcetti. Questo Natale solitario è passato in sordina e non posso neppure sperare nel rientro a Pechino della mia cara ValenCina, la mia compagna di avventure mi ha lasciata, sigh! Voleva incatenarsi al mausoleo di Mao, fare lo sciopero della fame, implorare un cinese affinché la adottasse, ma è stato tutto inutile ed è tornata, nostro malgrado, tra le braccia di mamma Italia. Così sono rimasta senza la mia amica e con la bici tutta triste ferma ad aspettarmi in un angolo in attesa che la temperatura massima torni sopra lo zero. Comunque pedalare per Pechino senza ValenCina non sarà la stessa cosa…
Ultimamente, però, ci siamo dati da fare per coltivare nuove amicizie, con risultati un po’ dubbi vista la non padronanza della lingua, tuttavia lodevoli per l’impegno profuso. Vale a dire, io ce la metto tutta, ma l’inglese fluentissimo della mamma di Maya o dei genitori 100 % British di Ella, mi mette KO. Dopo una giornata passata a decifrare ciò che mi viene detto e a tentare goffamente di comunicare una risposta plausibile, cado stremata dalla stanchezza. Non si può certo dire esco con gli amici a rilassarmi un po’… ma per amore di Alice che, al contrario nostro, non ha alcun problema di comunicazione, si fa questo ed altro! E così la nostra vita sociale ha preso una nuova piega, sicuramente non facile ma piuttosto entusiasmante. Ed eccoci quindi al compleanno di Maya, dove un animatore ha dipinto gli occhioni blu di Alice e gli occhietti a mandorla degli altri bimbi, eccoci poi ospiti dell’inglesissima dimora di Ella, dove abbiamo preso parte a un cordiale party di Natale tra i dipendenti dell’ambasciata inglese. Ovviamente gli inviti sono stati ricambiati, tra uno scempio di torta e l’altro, ma si sa, l’importante è la buona compagnia! Anche oggi pomeriggio avremo ospiti a casa, Maya, Jennifer e Jared, ovviamente Alice non sta più nella pelle dalla gioia! Solitamente si chiacchiera in inglese, ma a me dispiace un po’ perché col cinese sarebbe paradossalmente più semplice. Il mio interlocutore di solito non si aspetta che la mia padronanza linguistica sia eccelsa e quindi si sforza di parlare più lentamente… in poche parole la mia ignoranza è giustificata! Insomma mi consolo solo constatando la disinvoltura con cui Alice, giocando con gli altri bambini, chiacchiera in inglese o in cinese: è totalmente disarmante! Questo è davvero il futuro...

giovedì 6 gennaio 2011

Buona Befana!

Centra
Oggi sono stata dal parrucchiere (non di strada) e ora non sono più una befana!

sabato 1 gennaio 2011

我漂亮的蛋糕


…Capodanno con chi vuoi!


Un Capodanno di certo singolare per questo 2011 che mi auguro colmo di strabilianti sorprese! Siamo in Cina, perché non festeggiare con i cinesi. E così eccoci riuniti al desco del primo dell’anno in compagnia di Cài lǎoshī, ossia Yíng Ying, la mia insegnante di cinese. Per l’occasione sono corsa al jiālèfú a comprare le bacchette, giusto per farla sentire a casa. La mia timida maestra, pur essendo ormai in confidenza con me, era piuttosto intimorita dall’essere ospite in casa mia in presenza della figura ingombrante di mio marito, in quanto essere maschile. Ma quando si è resa conto che nonostante tutto è del tutto innocuo, ha cominciato a sentirsi davvero a suo agio! Ha chiacchierato un sacco con Alice, ballato e giocato con lei, le ha letto le favole in cinese. La mia lǎoshī ha avuto poi l’onore di assaggiare le mie ormai famose lasagne rotonde, che per i motivi più occulti hanno sempre un sapore diverso. E per chiudere in bellezza la mia crostata di fragole che, pur essendo un macigno gommoso, aveva un buon gusto e un aspetto fantastico! Trovo incredibile che Yíng Ying non avesse mai assaggiato la crema pasticcera… quale rinuncia inconsapevole ai piacere della tavola! La prossima volta le farò provare la Nutella, non si può morire senza averla conosciuta! Veramente la prossima volta siamo d’accordo che mi insegnerà a fare i jiàozi, i ravioli cinesi. Magari jiàozi e crepes alla Nutella, chissà che non ne venga fuori un connubio di sapori esplosivi… Ma com’è che sto sempre a parlar di cibo?