Tornati finalmente alla vita cinese, dopo un viaggio di ritorno che fa un baffo a quello di Ulisse. Un viaggio nello spazio, ma anche nel tempo, meteo intendo. Il passaggio dai 35°C di Krabi ai -5°C di Pechino mi ha procurato grandi emozioni, oltre a un meritato raffreddore. In aeroporto a Pechino è bastata un’occhiata a una coppia di cinesi per avere la prima vera avvisaglia dell’inequivocabile rientro nella Terra di Mezzo: entrambi (e sottolineo entrambi) muniti di sciarpa, guanti, cappello di lana, pantaloni lunghi, piumino e… ciabatte infradito! Sbadataggine o genio incompreso? Me lo chiedo spesso da quando ho a che fare coi cinesi… A proposito, ho ripreso il mio corso di hàn yǔ e ora ho due lǎoshī, la cara vecchia Rose e la nuova Susan. La scuola si è popolata di nuovi amanti del mandarino e dalla prossima settimana mi riprometto di approfondirne la conoscenza. Per ora fuggo a casa appena finite le lezioni, per correre a raccogliere i brandelli di ayī, soggiogata da Alice per più di tre ore ogni mattina. Qui merita un cenno il duro lavoro di ayī, reclutata per accudire la piccola in questa settimana di chiusura dell’asilo per lo Spring Festival. La poverina luciderebbe candelabri e lustrerebbe pavimenti con la lingua, piuttosto che sottostare alle angherie della nostra cara figlioletta, ne sono convinta. Per carità, è attenta, dolce e carina e fa del suo meglio per intrattenere Alice, ma manca completamente di quel rigore necessario per tener testa alla scapestrata. Sta mano po esse fero e po esse piuma. Bene, la mano di ayī è SEMPRE piuma. La pargola, in tutta risposta, se la incarta come una caramella, letteralmente. Un giorno ho trovato Alice che, ululando come un pellerossa, avvolgeva la malcapitata nel nastro di una musicassetta, ormai da buttare, of course. La casa è sempre ridotta a un campo di battaglia, ayī arriva la mattina senza un capello fuori posto e va via tutta scarmigliata e rossa in viso. Mi sento in colpa, fortuna che lunedì riapre la scuola. In un paio di occasioni Alice ha davvero esagerato e ci ha fatto passare dei brutti quarti d’ora.
D’altra parte la vocazione è quella: Mamma, ho deciso cosa voglio fare da grande.
La strega.
D’altra parte la vocazione è quella: Mamma, ho deciso cosa voglio fare da grande.
La strega.