martedì 16 febbraio 2010

Fuga dal mondo


Dopo tante scorribande su e giù per il Mar delle Andamane, il “sospirato riposo” nell’isola dimenticata dal resto del mondo, Laoliang. Solo mare, sole, sabbia e tanti tantissimi pesci, non solo gialli! La nostra casetta è una tenda gigante fronte mare, purtroppo gialla. I nostri vestiti sono i costumi da bagno, a qualsiasi ora del giorno. Qui le temperature sono talmente alte che non esiste l’acqua calda in bagno, né tanto meno serve usare l’asciugacapelli! Laurence, il ragazzo inglese che gestisce il Sea Camping ha una vita invidiabile, trascorre sei mesi sull’isola e sei mesi ad Ao Nang, durante la stagione delle piogge, quando il campeggio viene completamente smantellato. Le giornate filano via in panciolle, tra nuotate nel mare e corse sulla spiaggia all’inseguimento dei granchi. Alice è impazzita di gioia. Appena sbarcati sull’isola è corsa via urlando: vado a scegliere la tenda!!! Come al solito, non ha perso occasioni per farsi buoni amici: Mario, un gioviale italiano e Yoi, una dolce tailandese, hanno giocato a lungo con lei. O meglio, Alice ha giocato con loro e in cambio abbiamo rimediato un invito a Bangkok, dove la coppia vive ormai da anni.
Per quanto mi riguarda, mi sono spuntate le branchie dopo tanto, tanto, troppo, snorkeling. D’altra parte con la barriera corallina a un palmo dal naso e una digita le subacquea in mano… come resistere? Ho nuotato con pesci farfalla, pesci pappagallo, pesci angelo, pesci spero non pericolosi, velenosi o carnivori. A dir la verità credo di aver visto un banco di barracuda, ma non ne sono certa. Ma l’incontro più dolce è stato con tanti piccoli e coloratissimi pesci pagliaccio, piccoli Nemo, abitanti di morbidi anemoni. Alice e papà hanno ammazzato il tempo alla ricerca di paguri, di ogni taglia, colore e conformazione, per poi catalogarli in base alle caratteristiche biologiche. Paguri che ancora oggi ringraziano il cielo per aver avuto salva la vita.
La fauna di Laoliang è a dir poco ricca. Un giorno a colazione un’enorme iguana ha fatto capolino tra le rocce. Niente in confronto al mio varano indonesiano, ma pur sempre un bel lucertolone. Degno di nota anche il comportamento degli umani, di cui una buona parte si è cimentata nel free climbing sulla scogliera. Da brivido, non avevo mai assistito ad una arrampicata. Affascinante, ma non fa per me e per le mie vertigini. Se proprio dovessi attentare alla mia vita, farei immersioni subacquee. Meglio in basso che in alto.
Ma il vero attentato alla nostra vita, in quest’isola, è stato il cibo. Mi spiego. Nessuno è stato male, ma le nostre papille gustative sono ormai brasate. Non sento più i sapori, addio dolce e salato, amaro e aspro, addio anche all’umami. (Umami?) Comunque, mai credere a una graziosa tailandese che ti porge un piatto e sorridendo dice melliflua: a little bit spicy! A casa sua, forse. Nelle mie vene scorre sangue siculo e non disdegno il peperoncino. Ma quando è troppo è troppo! Più di un pasto è terminato con gente che rantolava, ansimava sventagliandosi la bocca, tossiva e lacrimava, profferiva epiteti nei più svariati idiomi alla volta dell’anonimo cuoco. Inutile dirlo, Alice è sopravvissuta grazie al digiuno.
Pazienza, a pancia vuota si galleggia meglio.

2 commenti:

nonna Paola ha detto...

Sono gelosa dele bellezze che assaporate, vorrei poterle condividere!Anche il cibo perchè no!

emigrante ha detto...

Guarda, del cibo non ti sei persa nulla...