sabato 26 febbraio 2011

Giovedì cinese

Mi ha telefonato 盈盈 Ying Ying, la mia insegnante con cui ormai è nata una bella amicizia. Gli ultimi eventi hanno diviso le nostre strade. La madre-badessa-aguzzina, direttrice della scuola, ha deciso di cambiarmi l'insegnante e 盈盈 ha giustamente cambiato lavoro. Così ora seguo le lezioni di 张 Zhang laoshi, ma vedo 盈盈 fuori dall’orario di lezione. Giovedì ci siamo regalate un bel pranzetto al tailandese e una passeggiata nei pressi di Guomao. Morale della favola? Il cervello fuso per aver parlato in cinese per cinque ore di seguito. Cosa ci siamo dette? Ho scoperto un sacco di fatti curiosi, e se vogliamo un po’ inquietanti, sulla vita cinese e le abitudini consolidate. Come ad esempio l’attitudine dei genitori cinesi ad essere un tantino ingerenti nella vita dei figli, fino ad arrivare a organizzare incontri combinati per procacciare un buon partito e garantire la prosecuzione della stirpe. Il genitore poi, spesso la madre di lui, partecipa all’incontro dei due piccioncini e governa la situazione, incoraggia alla chiacchiera, spera che tutto vada a buon fine così, buon per lei, non sarà più costretta a lavare i calzini sporchi del figlio perché ci penserà l’amabile nuora! Mia nonna, nella Sicilia degli anni 40 era costretta a vedere il futuro marito in presenza della madre e non poteva sedere sullo stesso divano o avere alcun tipo di contatto, ma stiamo palando di anni luce fa (con tutto rispetto per la nonna ormai bisnonna!). Che nella Cina di oggi, dall’economia galoppante e dal futuro radioso, si abbiano episodi del genere, fa un po’ sorridere… L’accanimento ad accasare l’erede, esercitando una disastrosa pressione psicologica soprattutto sulle figlie femmine, si ha quando la ragazza è in prossimità dei 30, la fatidica età limite dopo la quale si diventa rottami sociali. Varcata la soglia dei 30, la figlia si trasforma in una brutta zitella senza più speranza alcuna di incontrare l’anima gemella o di mettere su famiglia. Pensare che in Italia oggi diventare mamma a 40 anni è quasi la norma! Ma a proposito di mamme e figli, la mia amica 盈盈 è diventata zia di un bel bambino, nato circa un mesetto fa. Alla domanda: come si chiama il pupo? La risposta è stata: ancora non ha un nome! Non ha un nome??? Una cosa parecchio bizzarra, impensabile in Italia eppure possibile qui in Cina. Se non si ha fretta si può aspettare a dare un nome al figlio, tanto più che il bebè non sarebbe in grado di capire o rispondere se chiamato dalla mamma! E poi, diciamocelo, non c’è l’imbarazzo del Battesimo con la scomodità della scelta "frettolosa" di un nome... Mi chiedo se l’Innominato rimarrà figlio unico. Come tutti sanno in Cina la legge vieta la procreazione di secondogeniti, a meno che non si abbia un parto gemellare, nel qual caso, grazie a Dio, è concessa la seconda bocca da sfamare. Ci sono però vie oscure, non si è capito fino a che punto legali, per avere altri figli. Ma, come tutte le cose belle, anche un secondo figlio ha il suo prezzo. Ho saputo che trent'anni fa il pizzo da pagare era di 5.000 yuan, a suo tempo una sommetta discreta per una famiglia non abbiente. Non ho ancora scoperto la cifra attuale, ma mi chiedo come i cinesi che non possono permettersi il secondo figlio non abbiano ancora scatenato una guerra civile… Immagino che non lo faranno mai, abituati come sono ad ubbidire senza chiedere. Del resto mi devo arrendere di fronte all’evidenza: i punti di vista occidentale e cinese sono talvolta inconciliabili. Proprio ieri discutevo con la mia nuova insegnante 张 laoshi della legge sul figlio unico dicendole che è evidente che i cinesi non abbiano libertà. Lei mi guarda con occhi tanto sgranati da non essere più a mandorla e mi risponde che i cinesi sono liberi, liberissimi, ma non hanno scelta. Appunto, dico io, non sono liberi di scegliere. Continuiamo a non essere sulla stessa lunghezza d’onda: per lei libertà equivale a non essere in prigione, per me libertà è ben altro. Forse non ci capiamo per un problema di lingua, ma ho il sospetto che la ragione dell’incomprensione sia altrove.

5 commenti:

nonna Paola ha detto...

La tua ex insegnante è diventata zia!Pensavo che gli zii in Cina non ci fossero! Allora i genitori hanno pagato il pizzo per un secondogenito! Baci

emigrante ha detto...

Esattamente! I suoi genitori pagarono, ha una sorella minore.

vale b ha detto...

Fa piacere che qualche zia esiste anche a Pechino!Che tu abbia una sorella e un fratello per la tua insegnante sara' una cosa incredibile. Baci a tutti da nonna Rosa.

Letizia ha detto...

Beh, se sono nate prima della One Child Policy allora è possibile che abbiamo fratelli e sorelle! Inoltre ci sono parecchi modi per "accerchiare" la legge, che tutti i cinesi più furbi o con più voglia di un secondo figlio non esitano ad applicare.

Comunque mi presento: sono Saya, sono arrivata qui tramite bilingue per gioco :) Troppo giovane per avere un bimbo, ma sono legata a doppio filo con la Cina e una mamma che stesse crescendo il proprio figlio a suon di mandarino mi sembrava troppo bello per essere vero. Quindi... eccomi qua :)

Nirvana77 ha detto...

Ciao Paola! Che è successo? Siete sempre in Cina? Ho seguito le vostre fantastiche peripezie fino all'agosto 2010, quando è nata Zoe.. poi blackout... causa monella crescens..Oggi ho ritrovato il link al tuo bellissimo blog ma.. scopro che è fermo a un anno e mezzo fa!! Tutto bene??
Un abbraccio
Stefania