martedì 25 gennaio 2011

English girl


La scelta di un rientro, o meglio la decisione di un rientro definitivo (visto che non possiamo scegliere un bel niente) dipende solo ed esclusivamente dalla scuola di Alice. Ho come l’impressione che il nostro animo zingaro, la voglia di errare per il mondo, le nostre velleità di turisti per caso non possano avere la meglio sull’istruzione della piccolina. Che problema c’è? Alice sta per compiere 5 anni, ha ancora un bell’anno intero di scuola materna davanti, prima di cominciare le fatidiche elementari! Eh no, questo è valido per il sistema scolastico italiano, ma non per quello inglese dove la scuola elementare comincia all’età di 5 anni. Embè? Alice mica è inglese, giusto? Non ne sono poi tanto sicura visto che ultimamente quando gioca con le bambole parla loro in inglese, le redarguisce in inglese, le consola in inglese… Insomma, quando è sola con se stessa chiacchiera e canticchia in inglese. Tutto ciò ha conseguenze nefaste sulla lingua italiana, maltrattata dalla nostra erede con frasi che sembrano tradotte dall’inglese, del tipo Sto aspettando per te! = I’m waiting for you! Ma che possiamo farci? Parla in inglese (o in cinese) per quasi tutto il giorno, quindi ormai pensa in inglese e a volte persino sogna e parla nel sonno in inglese! A questo punto ci viene un dubbio: in un solo anno di tempo Alice ha imparato a comunicare fluentemente in inglese e cinese. Ha fatto fatica, sì certo, ha passato anche un paio di mesetti a mangiarsi le unghie perchè sfido chiunque ad essere sbattuto in una classe in cui nessuno parli l’italiano. Deve essere stato molto frustrante per una bambina comunicativa come lei. E oggi? Oggi la vediamo felice, padrona di sé, insomma serena. Quindi ci chiediamo: possiamo con una mano dare e con l’altra togliere? E’ lecito, una volta tornati in Italia, spazzare via con un colpo di spugna tutti i risultati da lei raggiunti con così tanto impegno? Buttare l’inglese nel dimenticatoio? E il cinese? Va da sé che l’argomento è tosto e degno di non poca attenzione. Per questo motivo sono settimane che ci arrovelliamo sul trovare la soluzione migliore, o la meno peggio. La scuola pubblica italiana attraversa un periodo che non definirei felice. Io sono cresciuta con la scuola pubblica e con la maestra Tina, non ho mai dubitato della qualità della scuola, l’ho sempre data per scontata come penso abbiano fatto tutti quelli come me born in the 70’s. Ma già da tempo leggo notizie che mi lasciano interdetta, tagli ai finanziamenti alla scuola, precarietà degli insegnanti, povertà di materiale didattico, carenza nella sicurezza delle strutture. Per non parlare dell’aspetto che mi punge sul vivo (leggi qui e qui): l’insegnamento della lingua inglese affidato a insegnanti improvvisati, costretti loro malgrado, a seguire corsi di formazione in buona parte on-line! Di sicuro non vorrei essere nelle vesti imbarazzanti di questi poveri insegnanti che si ritrovano in classe non solo a masticare un inglese improbabile, ma a doverlo persino insegnare. Un inglese in stile A wana gana che farà dei nostri figli lo zimbello dell’Europa! Tuttavia, mentre io piango al funerale della scuola pubblica, sorprendo Maurizio tutto concentrato a navigare su internet. Do un’occhiata fugace al monitor del suo pc e cosa vedo? Il lungimirante papà sta spulciando nientemeno il sito della Harvard University! Quando si dice guardare le cose in prospettiva, eh?

5 commenti:

Unknown ha detto...

Fatela studiare all'estero...

vale b ha detto...

Per carità, restate in Cina!!! Oppure se proprio dovete tornare fate un giro largo passando dall'Australia, dagli U.S.A., dall'Inghilterra, ma l'Italia nuooo!!!

emigrante ha detto...

Stiamo provando a rimanere all'estero, ma non è facile... Anche per Pechino, purtroppo non possiamo scegliere. sob!

Unknown ha detto...

Non solo la scuola: tutta l'Italia è una tristezza infinita!!

Unknown ha detto...

L'Italia è fatta dagli italiani che in questo momento sono un po' ubriachi. Occorrono voci nuove, ma lo Stivale è sacro! Alice, dopo questa esperienza saprà cavarsela ovunque, anche se è lecito ipotizzare delle scelte. Baci