giovedì 21 gennaio 2010

Money money money

Forse non tutti sanno quanto i cinesi siano attaccati al denaro.
Un rapporto malsano e meschino, forse scaturito da anni di privazioni, ma non per questo giustificabile. L’ho scoperto solo vivendo qui, mio malgrado. Ormai dovrei accettarlo come retaggio culturale del popolo che mi ospita, ma proprio non mi va giù.
Un cinese si venderebbe la mamma per denaro, e scommetto che qualcuno l'ha fatto.

L’altro giorno siamo stati a comprare una macchina fotografica che è stata oggetto di una durissima contrattazione, un prezzo sudato fino all’ultimo kuai . Ma, al momento del pagamento in contanti, non avevamo ben 100 yuan per raggiungere la cifra stabilita. Un sacco di soldi! Tuttavia, il venditore, che fino a un momento prima non avrebbe concesso un centesimo di sconto, alla vista della profumata e corposa mazzetta di banconote, ha improvvisamente perso la testa, le sue pupille si sono riempite di dollaroni, e non abbiamo fatto in tempo a dire beh che i soldi erano nelle sue mani e la macchina fotografica nelle nostre. Il discutibile piacere del soldo frusciante tra le dita... Un vero affare! Per noi o per lui? La domanda è lecita…
In più di un'occasione mi è capitato di dover pagare per un acquisto e avere il naso curioso di un cinese ficcato dentro il mio portafoglio. Ma dico, la buona educazione? Addirittura tempo fa, mentre compravo un paio di mutande, la tipa lancia la solita occhiata al MIO denaro e mi apostrofa con leggerezza: hai così tanti soldi e mi paghi così poco? Capisco, cara la mia mutannara, che la tua sia merce preziosa, ma ciò non ti autorizza in alcun modo a farmi i conti in tasca... letteralmente! Da quella volta, tiro fuori i soldi dal portafoglio come un giocatore di poker scopre le sue carte.
Ci sono poi vie più subdole per raschiar denaro. La mia nuova insegnante di cinese, nei giorni scorsi, mi faceva domande sui nostri viaggi in giro per l’Asia, su quanto costa vivere al Jing Guang Center, sul lavoro di mio marito, ecc… Insomma, “innocue” chiacchiere tra amiche, condite da tanta ingenuità, da parte mia. Oltretutto, in gran sincerità, l’ho lodata infinite volte per le sue autentiche doti di insegnante. Sciocca che sono stata. La ragazza ha fatto 2+2 e, pensando di aver trovato un pollo da spennare (un pollo occidentale peraltro), ha raddoppiato il costo delle sue lezioni, adducendo a giustificazione la sua alta professionalità di cui solo così tardi -ahimè!-si era resa conto!
In fondo, non ha fatto altro che monetizzare il mio apprezzamento.
In fondo, anche lei ha spiato nel mio portafoglio.

2 commenti:

vale b ha detto...

In fondo, proprio in fondo al portafoglio.

nonna Paola ha detto...

Ciao Paoletta... il portafoglio deve sempre avere due tasche, quella quasi vuota, visibile, e quella più consistente, ben sigillata, dove attingere, poco alla volta, lontano da occhi indiscreti! Baci alla mia piccola principessa intraprendente!