martedì 29 dicembre 2009

Saluti da Xi'an

Stamattina sveglia presto anche se si corre alle 10.00.
Fare i test sul treno partendo da Xi'an, la vecchia capitale dell'impero d'oriente per ben tre dinastie, ha i suoi vantaggi, almeno se si rinuncia al poltrire tipico dei cinesi: il mattino ha l'oro in bocca, sicuramente quello dell'alba che accarezza il tempio Beilin, mentre la città si sveglia.
Alle 8 sono già in coda per entrare al tempio confuciano. La coda è composta da me soltanto, mentre un'assonnata impiegata cerca il biglietto da staccare. La visita è surreale, dopo i bagni di folla di ieri nell'entrare in stazione e per cenare ora mi aggiro in un giardino spettrale, tra i tempietti solo qualche spazzino con la scopa di saggina, dei restauratori che martellano a ritmo le steli scolpite nel 200 a.C. e un'impiegata del museo che approfitta della solitudine per scaldarsi saltando alla corda.
Xi'an sembra una cittadina di provincia confrontata alle metropoli industriali e fumose come ZhengZhou, ma è comunque più internazionale e più storica, forse anche della stessa Beijing. Qui hanno saputo preservare più che in ogni altra città della Cina la storia delle dinastie di imperatori del passato.
A causa della poca disponibilità della linea per i test oggi, caso più unico che raro, è festa grossa: si finisce anche presto e con Wang Meng riesco a fare un salto alla torre della campana al tramonto dove si svolge un breve ma intenso spettacolo musicale tutto composto con antichi strumenti cinesi, incluse le campane e il violino che conosco già bene, visto che ultimamente ne ho portato uno in Italia per la cognata musicista.
Il costo di meno di 3 euro per salire sul monumento al tramonto, godere dello spettacolo e poter provare a suonare la grande campana appesa fuori mi sembra del tutto ragionevole, nonostante la preoccupazione del collega cinese, che però riesce poi ad entrare gratis esibendo un documento del fratello militare!
Visto che son l'unico collega non cinese, la sera vengo invitato ad assaporare una specialità tipica: i jaoze, o forse baoze, non ho ancora capito la differenza dopo un'intera cena a disquisire. In ogni modo gustiamo questa sorta di ravioli locali in un ristorante dove è stato tempo fa nientemeno che l'ex presidente cinese Jiang Zemin, le foto appese ne sono testimonianza. La forma dei jaoze richiama il contenuto: gustiamo quelli ripieni di noce, anatra, pollo piccante, radici di loto, gamberetti ... fino ad arrivare ai più piccoli, cotti in un hot pot e versati nelle coppette senza contarli: a me ne sono capitati quattro, che significa ricchezza e fortuna.
Prima di andare a dormire viene proposta una visita delle mura della città in stile tutto cinese: dal taxi. Poi ci fermiamo ad ammirare le cascate di luci pacchiane che decorano gli alberi del parco intorno alla pagoda Dayan, facendoli sembrare innevati. Qui si trova l'altissima pagoda, che impressiona molto il collega Xiang Zhong: lui mi racconta di una storia di un re scimmia che ricordo di aver visto rappresentare a Pechino al teatro delle ombre cinesi.

1 commento:

Kent ha detto...

Ma il tempio Beilin l'hanno fondato i Genovesi?