domenica 20 dicembre 2009

Aria di casa mia


Aria di casa mia, cantava un certo Sammy Barbot in TV quando ero piccola. Ricordo che restavo inchiodata a fissare lo schermo dove il suddetto si agitava a torso nudo, camicia bianchissima sbottonata e svolazzante sotto le sferzate, appunto, dell’aria di casa sua.
E, nel mio piccolo, anch’io ho respirato un po’ di aria di casa ultimamente, testimone l’immancabile allergia alla polvere. Purtroppo il tempo è volato e, dopo una lenta e minacciosa discesa longobarda lungo lo stivale italiano, siamo infine tornati in una gelida Pechino dove si registrano -3° di massima. Ora siamo sbarellati dal jet lag e non distinguiamo il giorno dalla notte. Ma comunque siamo imbottiti di bei ricordi di questa Italia, seppure così malconcia. A tal proposito, sono sbalordita dal mugugno generale sulla bocca di tutti. Non che prima di partire ad Aprile abbia lasciato parenti e amici consumati a sbandierare il tricolore, ma ora ho ritrovato gente con l’accendino in mano, pronta a darci fuoco a ‘sta bandiera! Tira una brutta aria, fate bene a stare all’estero, ci riferisce un amico che annovero nel jet set milanese e, in quanto tale, particolarmente credibile. Se se la passa male lui… Capisco che schivare statuette volanti del Duomo di Milano non sia un passatempo edificante, per quanto tragicomico.
Per il resto, solite cose. Milano è sempre un po’ bruttina, e sempre tempestata di cacche di cane. E’ un problema questo, a cui non pensavo più da tempo, considerato il fatto che a Pechino di cani se ne vedono pochi e se ne mangiano tanti. A Milano, invece, tutti vegetariani con i marciapiedi imbrattati. Sono scelte di vita. Il rientro alla magione milanese ci ha riservato qualche sorpresa, nel bene e nel male: la meimei che saltellava impazzita col cappello di Babbo Natale, la batteria dell’auto completamente a terra, l’acerrimo nemico di sempre, il lavandino otturato, pronto a darci il benvenuto. Ma, a compensare le fatiche e le brutture della città, ho ritrovato persone meravigliose che mi mancavano tanto. Le mie amiche mamme sono sempre una ventata d’allegria, una boccata di ossigeno, un toccasana per lo spirito! Peccato che l’agognata cena, che doveva essere una simpatica occasione di ritrovo, sia sfumata causa mio leggero malessere che mi ha portata più volte, per tutta la notte, a implorare l’intervento ora di un prete esorcista, ora di un medico eutanasista. Sono sopravvissuta per miracolo. Mi piace pensare sia stata colpa dell’acqua del rubinetto, causa di una ironica, burlesca e direi paradossale, diarrea del viaggiatore.
Una volta ricomposta la mia integrità, siamo approdati ad Albenga, la mia ridente cittadina in riva al mare. E’ sempre la stessa ridente cittadina in cui andrò a posare le stanche ossa, da pensionata. Non nego che mi solletichi l’idea di tornarci a vivere, da giovane intendo. Il sole, il mare, l’aria salubre, le passeggiate, tante vecchie facce amiche. Che meraviglia! Ma, senza offesa per nessuno, a me ‘sto pessimismo e fastidio dei liguri proprio non va giù. Mi sembra pericolosamente contagioso e me ne tengo, geograficamente parlando, a debita distanza. Come farmene una colpa, ogni volta che torno ad Albenga mi rendo conto che Torta di riso... finita! Ma se si apprezza il lato comico della cosa, si torna volentieri in Riviera, per rivedere parenti e amici che ti fanno sentire a casa. Perché va detto, sempre per amore del luogo comune, una volta espugnato, un cuore ligure sarà tuo per sempre! Dopo aver respirato a lungo l’aria di casa, rivisto l’amato cinema italiano, assaggiato i confetti di nozze di casa Arpino, raccontato cento volte le stesse cose a cento persone diverse, abbiamo terminato il pellegrinaggio italiano nella città del Papa, per rendere i nostri omaggi alla nuova arrivata in famiglia. Poi, lasciando l’Italia al suo destino, siamo saltati sul volo intercontinentale che ci ha riportati in Cina, carichi di ricordi, salami e caciotte.
Questo viaggio in Italia è stato vertiginoso, travolgente, rapido e mi ha fatto pensare.
Che la gente non sa che il sushi si mangia in Giappone, non in Cina.
Che la gente non sa che il tatami è nelle case in Giappone, non in Cina.
Che la gente non sa.

1 commento:

Unknown ha detto...

Gia' nostalgia dell'Italia? Siete appena andato via e gia' vi manca? Qui succedono cose strane pero' non ci si annoia quasi mai, grazie ai ns. Governanti. Forse a Pechino è tutto più tranquillo, (però sparano alla gente). Tanti auguri di Buon Natale e felice capodanno! Ma in Cina quando finisce l'anno?? Un bacione alla piccola.
(PS: sto scrivendo dal computer dell'Avis, il ns. Presidente fa la raccolta delle cartoline da tutto il mondo, perciò se ti ricordi e se puoi ne spedisci qualcuna? Indirizzale a "Avis comunale di Albenga Vico Verano Fossato n. 2 17031 Albenga - Italy - Grazie)