giovedì 14 ottobre 2010

Cinesi si nasce o si diventa?

Un paio di giorni fa io e ValenCina, la mia nuova compagna di avventure pechinesi, abbiamo esplorato un mercato cinese, cinesissimo. La versione fatta da cinesi per cinesi del turisticissimo Silk Market. Basta con questi centri commerciali per occidentali, dove la contrattazione parte da prezzi ridicolmente alti per poi, dopo grande fatica e sudore, arrivare a pagare un prezzo pari a un decimo di quello iniziale. La soluzione è addentrarsi nei meandri dei mercati cinesi, dove nessuno parla inglese e non si vedono occidentali nel raggio di chilometri. Così, a cavallo di una bicicletta pechinese, siamo partite col nostro intento di integrazione col popolo locale. Merita qui un cenno il nostro mezzo di locomozione. La povera ValenCina ha, diciamo così, sbadatamente perso ben due biciclette nel giro di un mese, e si è così ritrovata, suo malgrado, a prenderne una terza in prestito. La bicicletta, coperta da uno strato di polvere millenaria, è stata sottoposta a lavacro purificatorio nella vasca da bagno, e poi restituita alla sua completa funzionalità con la sostituzione di un pedale alla rispettabile cifra di 4 yuan (circa 40 centesimi di euro). Poi per attutire quell’ arroganza tipica delle cose in buono stato, la mia amica ha pensato di cinesizzare la bici: un bel sacchetto di plastica a fasciare il sellino e pezzi di cartone nel portapacchi sul retro…et voilà, il gioco è fatto, l’aspetto da catorcio è restituito in tutta la sua crudezza! Quindi, lei ai pedali e io sul portapacchi (e sui cartoni) siamo partite alla volta del mercatone cinese. Non ho più le chiappe di una volta, quando passavo intere estati sulla canna o sul manubrio delle bici dei miei amici. Tuttavia, mantenendo un equilibrio seppur precario, siamo giunte sane e salve a destinazione, sfidando il traffico più disordinato e caotico che si possa immaginare. Il trucco è andare contromano lungo le piste ciclabili, evitando attraversamenti di incroci mortali. Certo, si rischia un frontale con i tricicli elettrici che trasportano ammassi di 6 metricubi di robaccia, ma perlomeno si ha il tempo di schivare il pericolo. Comunque, una volta sfidata la morte, ci si ricompone, si lega la bici a un palo e la si saluta come se fosse l’ultima volta, con un misto di apprensione e rassegnazione. Il mercato cinese è un’accozzaglia di prodotti di ogni genere, ammassati disordinatamente su bancarelle semicoperte o al chiuso. Si trova dall’imbottitura per materassi al canarino in gabbia, dal pesce fresco alle borse in similpelle, dalle stoviglie alle matasse di lana. Diciamo che i prodotti incontrano più i gusti cinesi che non quelli occidentali ma, come in tutti i mercati, scavando, scavando, tra tanta cianfrusaglia si scova il tesoro. Non si sa mai che possano servire una mazza da baseball, o una parrucca, o delle chiappe di silicone (tra l’altro utili come paracolpi in bicicletta)… Se non altro è sicuramente spassoso gironzolare nel mercato, che peraltro è gigantesco. Il nostro processo di integrazione ci ha portate a pranzare con la frittella di verdure e la famosa patata dolce arrostita. Al termine della full immersion cinese, grazie a Dio la bici era ancora al suo posto. Così, col potente mezzo, ci siamo dirette verso lidi più familiari, il Carrefour, o Jialefu, se preferite, dove abbiamo dato prova di perfetta cinesizzazione. Qui la mia amica ha comprato provviste utili a ricoprire il fabbisogno nazionale in caso di carestia, incurante del fatto di possedere una bici e non una station wagon. Ma in Cina tutto è possibile e tutto si avvera. L’obiettivo era quello di raggiungere la bici sotto casa mia fuggendo col carrello della spesa carico fino all’orlo. Manovra vietatissima che mi è riuscita solo una volta con mia sorella, complice il buio della notte. Invece, con ValenCina la missione è fallita e siamo state beccate. Urla disumane ci hanno indotte a fermare la nostra folle corsa ma poi, due parole in cinese e un po’ di caciara all’italiana, e il crudele guardiano del Carrefour si è intenerito e ci ha accompagnate fin sotto casa per poi riprendersi il carrello. Servizio a domicilio e gratuito. Non restava che caricare la bici con un enorme scatolone di cartone o meglio, sotterrare la bici con la spesa. Operazione che ha richiesto grande dispendio di tempo ed energie ma che è andata a buon fine. Sommersa dalla pasta, il tonno in scatola, lo spazzolone per lavarsi la schiena, il bagnoschiuma , la carta igienica e le verdure, la mia amica ha raggiunto vittoriosa i lidi domestici, scongiurando il pericolo che il cartone si squarciasse seminando di ogni ben di Dio le strade di Pechino. Tutto è bene quel che finisce bene.

4 commenti:

vale b ha detto...

Credo che stasera affogherò in piscina perchè starò ancora ridendo. Comunque ci vuole stile per riuscire a fuggire con carrello dal Jialefu... Se non ricordo male non è la prima volta che ValenCina torna a casa sommersa dalla spesa in bicicletta...

emigrante ha detto...

Infatti è un' habitué della spesa su due ruote... Credo la fermino per strada per darle cartoni e bottiglie di plastica vuote...è perfettamente integrata tra i cinesi!

vale b ha detto...

L'integrazione passa anche per queste vie...

nonna Paola ha detto...

Spero di vedere almeno una foto di questa vostra "prodezza"! Baci

Ieri Monica, appena ha visto la scatola del trenino, ci si è arrampicata sopra... quasi sapesse cosa conteneva!