martedì 14 settembre 2010

Ronzolando su e giù


Le meraviglie di Brisbane sono da cercare fuori città. La visita del centro si esaurisce in un pomeriggio ma si può cogliere l’occasione per una buona biciclettata. Partendo dal City Botanic Garden si può costeggiare il fiume lungo una delle innumerevoli piste ciclabili e perdersi tra le viuzze di una sonnolenta zona residenziale punteggiata di villette in legno in splendido stile coloniale. Anche qui non si può rinunciare al contatto con l’affabile popolazione locale. Stavolta una cara nonnina, insospettita da due loschi figuri in bicicletta travestiti da turisti, con al seguito un’innocente bambina di quattro anni, ci avvicina minacciosa. Why are you taking pictures to these houses?… Ma veramente io… non faccio nulla di male, non violo la proprietà privata di nessuno, è solo che ho questa immonda passione per la fotografia e per l’architettura, lo so… deplorevole. I call the police, now! Ma siccome ci mettiamo a ridere la nonna va su tutte le furie e torna a casa a grandi falcate per avvertire la Sicurezza Nazionale. Poco dopo, mentre ripongo la macchina fotografica una volante della polizia ci passa accanto. Probabilmente abbiamo infranto la legge, chissà. Meglio andare fuori città, dove il solo pericolo che si corre è quello di imbattersi in qualche animale selvatico, ma innocuo, come i due wallaby che ci guardavano curiosi dal ciglio della strada che si arrampica lungo il monte Tamburine. Qui è anche possibile visitare una fattoria di alpaca e camminare su vertiginose passerelle di legno che si snodano in cima ad altissimi alberi, tipo Tarzan ma più comodi. L’escursione più straordinaria e imperdibile resta indubbiamente quella a Moreton Island! Un’isola completamente di sabbia con dune desertiche, laghi salati e una fitta vegetazione. Non ci sono strade asfaltate, ma solo piste di sabbia percorribili in 4x4. Una vera avventura, condivisa con due ragazzi francesi e la nostra guida australiana che ha mostrato grande maestria alla guida del veicolo fuoristrada. Il neologismo coniato da Alice, “ronzola”, voce del verbo “ronzolare” ossia oscillare disordinatamente da sinistra verso destra, rende perfettamente l’idea dell’andatura della jeep nella sabbia. A dirla tutta anch’io ronzolo pericolosamente in bicicletta, secondo il suo insindacabile giudizio. Nonostante l'andatura incerta il 4x4 ha raggiunto The Desert, una vasta e surreale distesa di sabbia. Non senza difficoltà ho scalato la duna di sabbia e raggiunto la cima, stavolta senza ronzolare, ma ansimando come una locomotiva a vapore. Il che rendeva la cosa un tantino sgradevole, vista la bufera di sabbia che si abbatteva su di noi. Mentre io tentavo invano di non essere sepolta viva, Alice saliva come uno stambecco senza un capello fuori posto, nonostante il vento a 1000 nodi in cima alla duna. In quelle condizioni, l’unica via di scampo alla sepoltura rimaneva il sandboarding: l’originale trovata prevede di lasciarsi cadere a corpo morto lungo il pendio della montagna di sabbia, utilizzando come slittino quella che a tutta l’aria di essere una doga di parquet, da piazzarsi sotto la pancia. All’inizio la verticalità del pendio trasmette l’ingrata sensazione di finire piantati come un palo nella sabbia e sparire per sempre al cospetto del mondo. Ma in realtà l’unica vera controindicazione alla pazza discesa è quel quintale e mezzo di sabbia che ciascun buon turista si porterà a casa, un po’ infilato nelle tasche, un po’ nelle orecchie, nel naso, nella bocca e perché no, un po’ nelle mutande. Perché, statene certi, la sabbia è arrivata fino a Pechino e approderà persino a Milano! Una volta appurato che il sand boarding non aveva grosse ripercussioni sulla salute, anche Alice è stata lanciata giù dalla rupe come un siluro, in modalità koala aggrappato alla schiena di papà. Ovviamente lo avrebbe rifatto all’infinito, se solo la zavorra di sabbia che si è ritrovata nei vestiti non l’avesse trattenuta ai piedi della duna. Così, causa forza maggiore (la gravità), abbiamo lasciato il deserto, un po’ alleggerito della sua bianchissima sabbia. Sempre ronzolando, abbiamo raggiunto la Blue Lagoon, un lago salato interno, poi il faro di Cape Moreton, il più antico del Queensland e infine i relitti affondati di alcune navi spiaggiate. Una visita semplicemente fantastica, compreso il ronzolare su e giù per l’isola lungo i tracciati interni e sul bagnasciuga oceanico dove l’incontro con una signora testuggine marina ha concluso degnamente la giornata. Un paesaggio straordinario che valeva l’intero viaggio in Australia. Parola di viaggiatrice!

5 commenti:

vale b ha detto...

Anche ioooooooooooo :(

nonna Paola ha detto...

Bellissimo panorama, lo credo bene... la cosa più spettacolare è quella discesa; che brividi pazzeschi! Avrei voluto ascoltare le emozioni di Alice! Baci.
Anche noi abbiamo incontrato l'alpaca spero di aver saputo inviarne una foto.Baci, baci, baci.

Unknown ha detto...

Io sono allergico alla sabbia quindi" mi nu vegnù" (ti ricordo lo zio Giacomo quando parlava della zia Mariangela? ...)
Comunque..beati voi. Ciao a presto..spero.

Unknown ha detto...

Che spettacolo... Che posto stupendo! Ma hai usato qualche filtro per le foto, o i colori sono reali?
Qui si prospettano invece giorni grigi, grigissimi, piovosi, nghè, nghè, stà finendo l'estate....
Ma quando venite?
Bacioni da Carlo, Gus e me.

p.s. Adriano è il papà di Paola? I suoi commenti mi fanno morire dal ridere! Saluti a tutta la famiglia Badoino.

emigrante ha detto...

Tutto vero, tutto vero!
non disperare, a fine anno torneremo, grigi grigi, mogi mogi... ma felici di rivedervi!
Sì, è proprio lui, Mr. Badoino...